giovedì 24 marzo 2016

Mangiare la carne fa bene o male alla salute? Analizziamo in modo scientifico l'impatto che la carne ha, in bene e in male, sulla nostra salute


Mangiare la carne fa bene o male alla salute?
Analizziamo in modo scientifico l'impatto che la carne ha, in bene e in male, sulla nostra salute e soprattutto quali sono i rischi legati ad un suo consumo prolungato
I nostri nonni davano grande importanza alla carne e a quella rossa in particolare, perché dicevano che "la carne fa sangue!".
Poi, con il tempo, si è visto che svolge una funzione antianemica sia la carne rossa che quella bianca (la quantità di ferro contenuta nelle carni bianche è di poco inferiore a quella delle carni rosse, fa eccezione il cavallo, che ne è particolarmente ricco contenendone circa il 50% in più delle altre carni).
Studi più recenti hanno dimostrato che le proteine della carne possono essere sostituite senza alcun problema da quelle vegetali ottenute dall'associazione di legumi e cereali integrali.
Ultimamente, infine, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come cancerogene (gruppo 1) le carni processate, cioè quelle trattate con salature, fermentazione e affumicazione (insaccati, prosciutti, hamburger wurstel, salsicce, pancetta, carne in scatola, ecc.), mentre la carne rossa è stata classificata "potenzialmente cancerogena" (gruppo 2A), non escludendo però che i casi di cancro riscontrato in realtà possano essere influenzati anche da altri fattori.

I benefici della carne
Sappiamo tutti che la carne presenterebbe molti benefici: è ricca di proteine di facile assorbimento e di elevato valore biologico (per la loro completezza in aminoacidi e in particolare in 'aminoacidi essenziali'); è ricca di creatina, che stimola sia l'aumento di energia dell'organismo, sia della massa muscolare; è ricca di CLA (acido linoleico coniugato), un acido grasso polinsaturo derivato dall'acido linoleico (acido grasso essenziale omega 6) capace di modificare la composizione corporea favorendo sia l'aumento di massa muscolare, sia la perdita di grasso (però il CLA si forma in quantità adeguata solo in animali che sono liberi di pascolare); contiene vari minerali e in particolare ferro, sodio, potassio e zinco (quest'ultimo promuove la sintesi di testosterone), ma non contiene calcio ed è quasi priva di carboidrati (perché durante i procedimenti di macellazione, di frollatura e di cottura, il glicogeno contenuto nelle parti muscolari viene degradato ad acido lattico ed è quindi ovvio che le carni siano molto ricche di acido lattico).

Ma la carne fa anche male al nostro organismo
Sappiamo tutti che la carne contiene molti grassi saturi, presenti però in qualità e quantità variabile a seconda dell'età, della specie, della parte anatomica e dello stato di ingrassamento dell'animale. I lipidi si dividono in grassi saturi (potenzialmente dannosi per la salute) e grassi insaturi (sicuramente benefici per la salute). Gli acidi grassi saturi sono contenuti prevalentemente in carni di bovino, insaccati e tuorlo d'uovo (quest'ultimo ha un contenuto di colesterolo molto elevato e per questo è adatto ai giovani in crescita e in pieno sviluppo ormonale, mentre è molto meno adatto alle classi di età che sono entrate negli anni "-anta"). Già da molti anni sappiamo inoltre che gli acidi grassi saturi sono stati positivamente associati con un maggior rischio di sviluppare il cancro mammario e il cancro del colon-retto.
Molto benefici sarebbero invece gli acidi grassi insaturi (monoinsaturi e polinsaturi), che sono ricchi specialmente di acidi grassi essenziali per la vita degli organismi animali e sono contenuti prevalentemente nel pesce e nella carne più magra (petto e coscia di pollo, petto di tacchino, coniglio e maiale magri).

La carne e il pesce che mangiamo noi, però, di solito provengono da animali di allevamento che sono stati alimentati con mangimi di scarsa qualità e quindi hanno un contenuto molto basso di acidi grassi polinsaturi. A ciò si aggiunga che la cottura della carne e del pesce impoverisce drasticamente questi alimenti di tali preziosi nutrienti e quindi non possiamo contare su questi cibi per il loro approvvigionamento.

L'ingestione prolungata di carne comporta anche un aumentato stimolo pro-infiammatorio cronico e questo è un dato che non dobbiamo sottovalutare, perché sappiamo che l'infiammazione è il primo processo attraverso il quale si attivano molte patologie organiche croniche. L'infiammazione sembra essere attivata dalle endotossine batteriche prodotte dai batteri veicolati con la carne e incrementati dai processi di putrefazione che iniziano poco dopo la morte dell'animale e anche se la carne è conservata in frigo (le basse temperature rallentano enormemente la putrefazione, ma non la impediscono; inoltre, la cottura uccide i batteri, ma non le loro endotossine).

La carne è associata pure ad un aumentato rischio di ipertensione arteriosa, patologia risultata associata positivamente con frequenti e prolungate assunzioni di carne rossa e carne processata, nonostante il meccanismo patogenetico di questa associazione non sia ancora noto, anche se forse potrebbe essere spiegato dal fatto che probabilmente coloro che consumano molta carne sono anche coloro che consumano meno cibi benefici, come i cereali integrali, la frutta e la verdura.

Infine, è ampiamente noto che l'effetto pro-infiammatorio e favorente l'ipertensione arteriosa delle diete ricche di carne aumenta pure lo stimolo pro-aterosclerotico, dove giocano un ruolo attivante anche le endotossine dei batteri presenti nella carne e la trasformazione (ad opera di un tipo particolare di flora batterica intestinale che la carne fa crescere) della L-carnitina in TMAO (Ossido-Tri-Metil-Ammina) che, specialmente in presenza di un'infiammazione cronica, predispone alle malattie cardiovascolari.

Oggi la carne rossa è molto più dannosa rispetto il passato
I danni della carne non finiscono qui, perché oggi ci troviamo in una condizione molto patogena a causa dell'inquinamento ambientale che tocca tutto e tutti. L'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo e il cibo che mangiamo sono tutti abbondantemente ricchi di sostanze tossiche e addirittura cancerogene: Non esiste più un cibo sano, ma tra tutti i cibi, a causa di quello che in linguaggio tecnico si chiama "bioaccumulo", i prodotti animali (latte, carne e derivati) sono sicuramente i peggiori per la loro capacità di essere promotori delle patologie metaboliche e del cancro.

Infatti, la letteratura scientifica di questi ultimi anni ha dimostrato che il consumo frequente e prolungato di carne rossa è associato ad un aumentato rischio di mortalità globale precoce. Infatti, l'assunzione di carne rossa e di carne processata, specie se non compensata da altri cibi vegetali protettivi e se associata ad altri fattori di rischio, è stata associata ad un aumentato rischio di mortalità totale e in particolare di mortalità cardiovascolare. Ricordo solo uno studio epidemiologico prospettico pubblicato nel 2009 e condotto da Sinha et al. su oltre mezzo milione di persone fra i 50 e i 70 anni che è giunto a queste conclusioni studiando gli effetti di un elevato consumo di carni rosse e carni processate. Alle medesime conclusioni sono giunti comunque anche molti altri studi più recenti.

I dati più drammatici però sono quelli che correlano il consumo prolungato di carne con un aumentato rischio cancerogeno: la carne è serbatoio di diversi cancerogeni, come le ammine eterocicliche e gli idrocarburi aromatici policiclici (due gruppi di composti che si formano durante la cottura della carne ad alta temperatura), ma anche i famosi nitro-composti. La formazione di questi ultimi e il danno ossidativo sono particolarmente facilitati pure dal ferro presente nella carne.

Tutti questi risultati integrano le raccomandazioni della American Institute for Cancer Research e del World Cancer Research Fund di ridurre l'assunzione di carne rossa e processata per diminuire l'incidenza del cancro.

Conclusione
Qual è allora la conclusione finale che dobbiamo trarre da queste informazioni?
La carne la dobbiamo mangiare o no?
I bambini in crescita e gli sportivi la devono mangiare?
Le donne in gravidanza e gli anziani cosa devono fare?

Come per ogni realtà che ci riguarda, ogni cosa ci pone innanzi vantaggi e svantaggi. Saggio è colui che riesce a trarre da essa il maggior numero possibile di vantaggi, relegando gli svantaggi solo a momenti isolati che talvolta diventano anche non evitabili, quasi sempre perché "imposti" dalle circostanze.
Comunque, la risposta a queste domande è molto importante dato che negli anni, lentamente lentamente, le nostre scelte alimentari ci condizionano e ci portano verso la salute o verso la patologia e in modo particolare condurranno a una di queste conclusioni i nostri figli che, diversamente da noi, si trovano ad agire in un ambiente altamente inquinato e stressogeno fin dalla loro infanzia.

Le malattie metaboliche, quelle cardiovascolari e quelle neoplastiche sono in buona parte prevenibili, ma dobbiamo agire prima che esse si siano instaurate saldamente nel nostro organismo.

Fonte :http://www.informasalus.it/

Bibliografia essenziale
- Hughes R, Cross AJ, Pollock JR, Bingham S. Dose-dependent effect of dietary meat on endogenous colonic N-nitrosation. Carcinogenesis 2001; 22 (1):199-202
- Larsson SC, Orsini N. Red Meat and Processed Meat Consumption and All-Cause Mortality: A Meta-Analysis. Am. J. Epidemiol. 2014; 179 (3): 282-289.
- Midthune D, Kipnis V, Freedman LS, Carroll RJ. Binary regression in truncated samples, with application to comparing dietary instruments in a large prospective study. Biometrics 2008;64 (1) 289- 298
- Popkin B. M. Reducing meat consumption has multiple benefits for the world's health. Arch Intern Med. 2009 Mar 23; 169 (6):543-5.
- Sinha R, Knize MG, Salmon CP et al. Heterocyclic amine content of pork products cooked by different methods and to varying degrees of doneness. Food Chem Toxicol 1998; 36 (4) 289-297.
- Sinha R; Cross AJ; Graubard BI; Leitzmann MF; Schatzkin A, Meat intake and mortality: a prospective study of over half a million people. Arch Intern Med. 2009 Mar 23; 169 (6): 562-71.
- The World Cancer Research Fund / American Institute for Cancer Research. Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer: A Global Perspective. Washington, DC AICR2007.
- Wang X, Ouyang Y, Liu J, et al. Fruit and vegetable consumption and mortality from all causes, cardiovascular disease, and cancer: systematic review and dose-response meta-analysis of prospective cohort studies. British Medical Journal 2014; 349: g4490.

Dieta vegana: 8 milioni di morti in meno nel 2050

Se tutto il mondo adottasse una dieta strettamente vegana si eviterebbero 8,1 milioni di morti premature da qui al 2050. Tuttavia, anche una riduzione del consumo di carni rosse a circa 300 grammi alla settimana ne eviterebbe più di 5 milioni. È quanto emerge da uno studio della Oxford university pubblicato dalla rivista Pnas, che ha calcolato anche i risparmi in termini economici che si otterrebbero.

I ricercatori hanno elaborato quattro diversi scenari, uno di 'business as usual' in cui si mantengono le attuali tendenze in termini di dieta, uno in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l'apporto di frutta e verdura, uno strettamente vegetariano e uno vegano.

Il maggior guadagno in termini di vite salvate, soprattutto per le minori malattie cardiovascolari ma anche per tumori e patologie legate all'obesità, verrebbe dalla dieta vegana, seguita dalla vegetariana (7,4 milioni di morti risparmiate). Queste due regimi alimentari permetterebbero anche i maggiori vantaggi in termini di riduzione delle emissioni, del 63% per la dieta vegetariana e del 70% per la vegana, mentre quella 'moderatamente carnivora' le ridurrebbe del 30%. I benefici economici per i sistemi sanitari andrebbero dai 700 ai mille miliardi di dollari l'anno.

"Le diete sbilanciate, con un consumo eccessivo di carne, sono responsabili del maggior peso globale in termini di perdita di salute – spiegano gli autori dello studio -. Allo stesso tempo il sistema alimentare è responsabile di più di un quarto delle emissioni, ed è una delle forze principali che spingono i cambiamenti climatici".

fonte :InformaSalus.it

mercoledì 16 dicembre 2015

Raccomandazioni per la Somministrazione di Diete Vegetali e Integrali nella Ristorazione Scolastica e Ospedaliera

Dr. Roberto Gava: Specialista in Cardiologia, Farmacologia Clinica, Tossicologia Medica, www.robertogava.it - Padova
Dr. Mario Berveglieri: Specialista in Pediatria, Scienza dell'Alimentazione, Igiene e Medicina Preventiva, Idrologia Medica - marioberveglieri@yahoo.it - Ferrara
Dr.ssa Maria Luisa Ferrari: Specialista in Pediatria - http://pediatri.uppa.it/marialuisa-ferrari - marialuisaferrari@yahoo.it - Ferrara
Dott.ssa Tiziana Toso: Laurea in Scienze Biologiche, Specialista in Scienza dell'Alimentazione, Master in Oncologia Integrata - dr.tizianatoso@gmail.com - Padova
e numerose Società Scientifiche e Associazioni sotto elencate
 
Ai Genitori con figli in età pediatrica
 
Al Ministro della Salute
All'Istituto Superiore di Sanità
All'Assessorato alla Sanità delle Regioni italiane
Ai Direttori Generali delle ASL
Ai Dirigenti delle Scuole Materne e Asili nido
Ai Dirigenti delle Scuole Primarie
Ai Dirigenti delle Mense Scolastiche
Alle Società Scientifiche dell'ambito Medico e Pedagogico
Alle Associazioni pubbliche e private con interesse pediatrico
Alle Associazioni pubbliche e private con interesse nutrizionale
Alle Riviste scientifiche e divulgative
Agli Organi di Comunicazione di Massa

Oggetto: Raccomandazione per la somministrazione di diete vegetali e integrali nella ristorazione scolastica e ospedaliera come educazione a una corretta alimentazione pediatrica e a una prevenzione primaria delle più comuni patologie croniche
 
In merito alla ristorazione nelle Scuole e nelle mense dei Reparti pediatrici del nostro Paese, desideriamo fare il punto su un argomento di fondamentale importanza per la salute presente e futura di tutti i bambini proponendo un sostanziale cambiamento culturale delle abitudini alimentari quotidiane.
 
1 - Obiettivi della presente Raccomandazione
L'obiettivo è quello di favorire la diffusione di una corretta informazione alimentare e promuovere la cultura della Prevenzione Primaria nell'età pediatrica, favorendo l'utilizzo di un controllo attivo dei comportamenti alimentari. Pertanto:
dato che la Prevenzione Primaria basata su corretti stili di vita è l'azione più semplice e più efficace per mantenere la salute e potenziare i fisiologici meccanismi di difesa dell'organismo e allo stesso tempo garantisce la sostenibilità del Sistema Sanitario gravato da livelli di investimento e costi di esercizio esponenzialmente crescenti;
dato che non si imposta una Prevenzione Primaria basata su corretti stili di vita senza un'adeguata conoscenza della materia e dato che le conoscenze sono in continua evoluzione, crediamo sia necessario promuovere una diffusione e un approfondimento delle attuali conoscenze scientifiche almeno tra la Classe medica, tra i Dirigenti ospedalieri e scolastici, tra tutti gli Operatori agenti nel campo sanitario ed educativo e infine, se fosse possibile, anche tra tutti i neogenitori o le future coppie genitoriali; infatti, è in famiglia che il bambino “impara” a mangiare e a comportarsi, ma anche la Scuola e l'ambiente sanitario di Base (Pediatri e Medici di Famiglia) od ospedalierio (Medici e Operatori sanitari Ospedalieri) possono e devono svolgere un ruolo realmente attivo nella promozione di stili alimentari sani, razionali, equilibrati e personalizzati in base all'ambiente di vita e alle caratteristiche biopatografiche dell'individuo (“Educazione Sanitaria Attiva”);
sapendo che un bambino esprime il massimo delle sue potenzialità biologiche e psicologiche solo se viene alimentato in modo equilibrato e corretto e, al tempo stesso, ha la possibilità di vivere una vita sufficientemente sana e ricca di affetti e attenzioni;
al fine di fornire un'indicazione nutrizionale sana, forte e inequivocabile, completamente in linea con le conoscenze scientifiche più autorevoli e più recenti su questo argomento;[1], [2], [3], [4], [5], [6], [7], [8], [9], [10]
per contribuire a realizzare, grazie anche all'impatto sulle famiglie, una forte azione di Prevenzione Primaria, agendo sulle cause principali delle patologie croniche occidentali e al contempo per incoraggiare l'adozione della vera Dieta Mediterranea[11], che è caratterizzata da un'ampia varietà di cibi di provenienza vegetale (cereali non raffinati, legumi, verdure, frutta fresca e secca, semi oleaginosi e olio extravergine di oliva), dal consumo di cereali integrali e/o legumi ad ogni pasto, da contenuti irrisori o nulli di prodotti di origine animale, in particolare di carne, specie rossa o processata (cioè sottoposta a trattamenti di conservazione mediante l'uso anche combinato di nitrati, nitriti, sale, affumicatura o aggiunta di conservanti chimici);
per consentire anche ai bambini onnivori che desiderano seguire una dieta salutare (cioè a basso tenore di cibi animali) la possibilità di continuare a mangiare carne a domicilio senza che a questi quantitativi si sommino ulteriori prodotti animali somministarti fuori casa, realizzando così apporti totali di cibi animali non coerenti con le posizioni scientifiche più autorevoli e aggiornate;[12], [13], [14], [15]
per aiutare l'organismo dei bambini ricoverati in ospedale a essere meno squilibrato dal punto di vista nutrizionale e quindi più pronto a reagire positivamente ai trattamenti ospedalieri o terapeutici in generale e per essere più capace di gestire lo stress psicologico del ricovero e della malattia;
per permettere all'organismo di essere più funzionale nei suoi meccanismi di disintossicazione e di difesa biologica, dato che oggi viviamo in un ambiente fortemente inquinato che non risparmia alcun settore (aria, acqua, alimenti, luce, suoni, onde elettromagnetiche, psiche, ecc.) e i cui inquinanti tossicologici agiscono a tutte le età e a tutti i livelli, iniziando la loro azione squilibrante non solo durante la gravidanza, ma addirittura fin da prima del concepimento …
 
2 - Patogenicità dell'ambiente in cui viviamo
Considerando la gravità del livello di inquinamento dell'ambiente in cui viviamo, un inquinamento che ha intossicato irreparabilmente l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo e il cibo che ingeriamo e che sta inevitabilmente intossicando anche il nostro organismo causando alterazioni biologiche con conseguenze patologiche;
considerando l'appello lanciato nel 2006 dalla Harvard School of Public Health americana intitolato “Una pandemia silenziosa: sostanze chimiche industriali stanno danneggiando lo sviluppo del cervello dei bambini in tutto il mondo”,[16] sostanze chimiche presenti specialmente nel cibo animale (bioaccumulo); tutti dati confermati dal Lancet[17] che riporta un elenco di 202 sostanze chimiche che sarebbero note per danneggiare il cervello in via di sviluppo (pesticidi, solventi, metalli pesanti, diossine, ecc.) e che, secondo gli Autori, “in un bambino su sei causerebbero danni documentabili al sistema nervoso e problemi funzionali e comportamentali che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all'autismo”, anche se oggi sappiamo che sono più di mille le sostanze che hanno dimostrato una neurotossicità animale;
considerando che nell'ottobre 2013 la IARC (International Agency for Research on Cancer) di Lione ha dichiarato che: “L'inquinamento dell'aria è una causa di tumore ai polmoni ed è stato collegato anche al tumore della vescica … i fumi dei motori diesel, i solventi, i metalli e le polveri che inquinano l'aria che respiriamo sono tutti cancerogeni”;[18]
considerando che nel 2010 sono stati rinvenuti residui di pesticidi nel 55,1% delle acque superficiali italiane e nel 28,2% di quelle sotterranee;[19]
considerando che, oltre a quello che respiriamo e beviamo, introduciamo sostanze tossiche con l'alimentazione (specie diserbanti, fungicidi, insetticidi, fitoregolatori, nitrosamine, sostanze antigermoglio, ecc.) e, secondo un documento del 2011 di Legambiente (Pesticidi nel Piatto),[20] i residui di pesticidi rilevati negli alimenti sono in continuo aumento;[21], [22]
considerando che l'inquinamento atmosferico acidifica l'ambiente e uccide molti batteri presenti nel terreno con conseguente ridotta assimilazione di sostanze nutritive da parte delle piante con impoverimento delle stesse e contemporaneo impoverimento nutrizionale degli animali che si cibano dei vegetali e dell'uomo che si ciba di vegetali e animali;[23], [24], [25]
ritenendo i bambini e globalmente tutta l'età pediatrica la più debole, sia per la fisiologica immaturità dell'organismo in crescit, sia perché oggi tutti i bambini ricevono fin dal concepimento un'informazione biologica e un nutrimento materni già inquinati, alterati e sbilanciati;[26], [27], [28], [29], [30], [31]
considerando inoltre che l'alimentazione sana o alterata è ritenuta da tutti il fattore più importante rispettivamente per dare o togliere la salute;
ricordando che, rispetto alcuni decenni fa, i cibi disponibili sono molto più ricchi di sostanze tossiche e più poveri di sostanze nutritive essenziali o biologicamente molto importanti (come vitamine, minerali, specie i minerali in tracce, aminoacidi essenziali, acidi grassi polinsaturi, prebiotici, probiotici, fattori di crescita, ecc.)[32], [33] e ciò aggrava ulteriormente il già presente sbilanciamento tra i componenti nutrizionali che ritroviamo nei cibi attuali;
ricordando che una povertà e uno sbilanciamento nutrizionali a loro volta aggravano lo stress biologico ormai universalmente presente, sia a livello fisico che psichico, in tutte le persone indipendentemente da età, sesso, estrazione sociale e culturale;[34], [35], [36]
prendendo atto che lo stress globale (indotto da un insieme eterogeneo e individuale di fattori ambientali, personali, familiari, sociali, nutrizionali, tossicologici, elettromagnetici, ecc.) è oggi il fattore maggiormente squilibrante l'organismo per la capacità che gli stressor hanno di vincere gli equilibri compensatori della persona e di slatentizzare le patologie a cui quest'ultima è più predisposta …
 
3 - Cattive abitudini alimentari della popolazione italiana, specie di quella pediatrica
Ricordando che i comportamenti degli adulti in generale, e dei genitori in particolare, sono determinanti sia per la crescita che per lo sviluppo del bambino e del giovane, dato che questi ultimi vivono di imitazione;
considerato che i bambini sono i soggetti più deboli e anche quelli più a rischio di ricevere messaggi alimentari distorti e/o patogeni da parte dei mass media e della pubblicità alimentare;
ben sapendo che nei Paesi occidentali un numero molto grande di decessi in età adulta è legato paradossalmente all'eccesso alimentare e alle cattive abitudini alimentari e che queste abitudini, se imparate in età pediatrica, difficilmente si abbandonano lungo tutta l'esistenza;[37], [38]
preso atto delle abitudini alimentari prevalenti degli Italiani che, in difformità dalle numerose e frequenti raccomandazioni emanate dalla Comunità Scientifica, sia a casa che fuori casa consumano molto spesso cibi di origine animale[39] e cibi conservati o comunque poco sani;
osservando che, in contrasto con le evidenze scientifiche disponibili, una gran parte dei menù scolastici od ospedalieri propone giornalmente o comunque molto frequentemente cibi di origine animale e/o processati che finiscono inevitabilmente per sommarsi a quelli consumati a domicilio o individualmente, favorendo un'eccessiva presenza nella dieta giornaliera di proteine e grassi animali a sfavore di quelli di origine vegetale e per di più in forma conservata piuttosto che fresca;
sapendo, secondo un'indagine governativa italiana,[40] che c'è una grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all'aumento di peso, e sapendo in particolare che:
- l'8% dei bambini non fa colazione;
- il 31% la fa in maniera non adeguata;
- il 52% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante (ben oltre 100 calorie);
- il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente né frutta né verdura;
sapendo inoltre dalla medesina indagine che:
- solo il 10% dei bambini fa attività fisica in modo adeguato per la sua età;
- il 42% dei bambini possiede un televisore nella sua camera;
- la percezione del problema da parte dei genitori è inversamente proporzionale alla frequenza statistica del peso in eccesso: 4 mamme su 10 dei bambini in sovrappeso non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto l'altezza …
 
4 - L'obesità pediatrica è in netta crescita ed è la prima causa delle patologie croniche future
Conoscendo i risultati di studi europei che documentano il forte aumento dell'obesità negli ultimi anni nei nostri Paesi industrializzati;[41], [42]
constatando che attualmente in Italia, secondo la suddetta nostra indagine governativa,[43] ogni 100 bambini della terza classe elementare, quasi 21 sono in sovrappeso (20,9%) e circa 10 sono obesi (9,8%) e quindi risulta che complessivamente si stimano presenti oltre 1.100.000 bambini di 6-11 anni con problemi di obesità (BMI al di sopra del 95° percentile) e di sovrappeso (più di un bambino su tre), è fondamentale partire dall'infanzia e porre attenzione all'adozione di comportamenti alimentari corretti, in termini di preferenze alimentari, composizione della dieta, distribuzione degli apporti quotidiani, modalità di consumo degli alimenti e stili di vita fisica attiva;[44], [45]
osservando che già nell'età pediatrica è molto diffuso il sovrappeso corporeo, una condizione che costituisce un importante fattore di rischio (nei riguardi dell'età adulta) per tutte le patologie croniche che affliggono i nostri Paesi occidentali;[46], [47], [48]
considerando che le più frequenti conseguenze precoci dell'obesità infantile sono sia di carattere metabolico (insulinoresistenza, dislipidemia, intolleranza al glucosio, ipertensione arteriosa), sia osteoarticolare (valgismo degli arti inferiori, dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti), sia cutaneo (dermatiti), sia epatico (fegato steatosico), sia respiratorio (desaturazioni e apnee notturne), sia psicologico (disturbi dell'immagine corporea, disturbi del comportamento alimentare, depressione, ansia, ridotta autostima e più suscettibilità a comportamenti negativi per la salute, quali il consumo di alcol e il fumo di sigaretta);[49], [50], [51], [52]
ricordando che la più comune tra le conseguenze tardive dell'obesità infantile è data dalla persistenza dell'obesità in età adulta: circa il 50-70% degli adolescenti obesi rimane in questa condizione anche da adulto[53], [54], con tutte le conseguenze patologiche di tipo cardiovascolare e metabolico che ciò comporta (circa la metà dei bambini e degli adolescenti con peso eccessivo sarà colpito da “sindrome metabolica” da adulto);[55], [56]
ricordando anche che apporti eccessivi di energia (rispetto al fabbisogno) promuovono la deposizione di grasso in eccesso e l'accelerazione della crescita anche staturale oltre che ponderale, e ricordando che una velocità di crescita eccessiva nelle immediate fasi postnatali è considerata un fattore di rischio per la comparsa di obesità nelle età successive e che per questo motivo, anche in base all'aumentare dell'incidenza dell'obesità fra i bambini e gli adolescenti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità da molti anni suggerisce di limitare l'eccessiva assunzione di grassi e zuccheri sin dalle prime fasi di vita;[57]
dato che l'obesità è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo causato da una ingestione cronica di calorie in eccesso rispetto al consumo,[58] ma anche da un eccesso quantitativo del cibo (iperalimentazione),[59], [60] da una errata suddivisione dei componenti nutrizionali della dieta (eccesso di grassi e di zuccheri semplici e carenza di fibra e di vegetali) e da una riduzione dell'attività fisica;[61]
ricordando che l'European Association for the Study of Diabetes (EASD) riconosce la prevenzione e il trattamento dell'obesità come “il più importante problema di salute pubblica in tutto il mondo” e un'importante indagine statistica nazionale americana (Medical Expenditure Panel Survey: MEPS) denuncia che l'obesità e il sovrappeso generano anche un significativo effetto negativo sui costi della Sanità Pubblica;[62]
ricordando che i comportamenti alimentari indirizzati verso un'alimentazione monotona e restrittiva e il consumo ripetuto e frequente di pranzi e/o cene fuori casa (specie fast food) aumentano in modo significativo il rischio di sovrappeso e obesità negli adolescenti[63] …
 
5 - Patogenicità delle diete a base di alimenti conservati e di origine animale
Considerati i dati epidemiologici sulle patologie croniche (specialmente obesità, diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, tumori, patologie autoimmunitarie, artrosi e demenza) che con la loro continua, drammatica e apparentemente inarrestabile ascesa sono diventate la causa principale di morbilità e mortalità nei Paesi industrializzati,[64], [65], [66], [67] con elevatissimi costi individuali (fisici e psicologici), familiari, sociali ed economici;[68], [69], [70], [71]
notando che, paradossalmente, le stesse patologie croniche sono classificate fra i problemi di salute più efficacemente prevenibili;[72], [73], [74]
rilevando che la causa determinante delle patologie croniche è identificata nella dieta non salutare del mondo occidentale caratterizzata prevalentemente da abitudini alimentari errate e quindi patogene, fra cui spiccano l'eccessiva assunzione di cibi di provenienza animale, l'uso dei cereali in forma raffinata, l'utilizzo di zuccheri semplici e l'ingestione alimentare di sostanze tossiche come conseguenza della preparazione e conservazione industriale del cibo;[75], [76], [77], [78], [79], [80], [81], [82]
ricordando che vari Autori hanno dimostrato ancora negli anni ‘90 che le proteine, soprattutto quelle di origine animale, promuovono l'aumento ponderale fino all'obesità e, di conseguenza, aumentano la mortalità per cancro a mammella, utero e colon nell'età adulta;[83], [84], [85]
preso atto che, secondo le “migliori evidenze scientifiche disponibili”,[86], [87], [88] il consumo delle carni rosse e soprattutto delle carni conservate (fra cui sono compresi “prosciutto, salumi, carni macinate, hamburger”)[89] è proporzionalmente correlato all'aumento della mortalità per cancro e per patologie cardiovascolari e metaboliche,[90], [91], [92], [93] per cui lo STRIP Study (Special Turku Coronary Risk Factor Intervention Project) raccomanda di estendere anche ai bambini le stesse raccomandazioni nutrizionali formulate per gli adulti[94] …
sapendo che i residui dei pesticidi e i POP's[95] in generale (diossine, bifenili policlorinati [PCB], ecc.) si accumulano nei tessuti grassi e vengono assunti attraverso carne, latte e derivati e svolgono una tossicità e patogenicità che sono ampiamente dimostrate;[96], [97], [98], [99], [100], [101]
ricordando infine che la carne deve provenire da allevamenti biologici (garantiscono un minor bioaccumulo di residui chimici tossici), ovvero che gli animali siano nutriti con alimenti non OGM, specie in considerazione del fatto che, anche se in Italia gli OGM sono vietati, ben l'87% dei mangimi è OGM e, ad es. dal momento che si tratta molto spesso di soia o mais resi resistenti al glifosate (e che quindi questo erbicida viene utilizzato in quantità massicce sulle colture), è dimostrato che questa sostanza (da poco dichiarata “probabilmente cancerogena” dalla IARC, gruppo2A) si accumula in carni e latte animali e derivati di cui poi noi ci nutriamo[102], [103] …
 
6 - Patogenicità delle diete ricche di alimenti a base di zuccheri semplici e povere di fibre
Considerando che l'OMS ritiene che una dieta in età pre-scolare e scolare eccessivamente ricca di zuccheri aggiunti e bevande zuccherate non sia corretta, perché predispone anch'essa a patologie metaboliche (obesità, diabete, ecc.)[104] e cardiovascolari croniche e può ridurre l'apporto energetico derivante da altre importanti fonti e con esso può ridurre anche l'assunzione di minerali, vitamine e altri micronutrienti necessari all'organismo in crescita;[105]
considerando pure un rapporto del U.K. Department of Health che raccomanda di limitare l'eccesso di zuccheri semplici sostituendo nella dieta abituale gli zuccheri in eccesso con cibi ricchi di amidi, fibre e micronutrienti (derivati per esempio da frutta e verdura, ottenute preferibilmente da coltivazioni biologiche);[106]
sapendo che le fibre alimentari hanno numerosi effetti positivi sulla salute del bambino fin dai 2-3 anni di vita per il loro effetto benefico sulla velocità di transito intestinale (regolarizzano l'alvo), sulle caratteristiche di assorbimento intestinale (rallentano la velocità di assorbimento dei nutrienti, in particolare del colesterolo e degli zuccheri) e sul rischio di sviluppare il sovrappeso (contribuiscono a dare una minore densità energetica alla dieta, a ridurre la risposta glicemica post-prandiale, ad aumentare il senso di sazietà e a limitare l'ingestione complessiva di cibo, con benefici effetti anche sui processi digestivi);
ricordando che tra le fonti di carboidrati benefici, al primo posto abbiamo la verdura e la frutta che vanno quindi altamente consigliate all'interno della dieta in età pre-scolare e scolare: sono alimenti ricchi di fibre ma contengono anche un'elevata quantità di micronutrienti, importanti soprattutto nelle fasi di rapida crescita; inoltre, tra gli alimenti ricchi di fibre, rispetto ai cereali integrali e ai legumi, la frutta non contiene elementi (i fitati) che possano ridurre l'assorbimento dello zinco e del ferro assunti con il cibo[107] …
 
7 - Raccomandazioni nutrizionali pediatriche dei Comitati Scientifici Internazionali
Preso atto che, sulla base dell'evidenza scientifica, Istituti ed Enti fra i più autorevoli al mondo in campo nutrizionale,[108], [109], [110], [111], [112], [113], [114] fra cui anche l'American Academy of Pediatrics,[115], [116] con differenti espressioni raccomandano unanimemente di:
- “basare l'alimentazione quotidiana prevalentemente su un'ampia varietà di cibi di provenienza vegetale (cereali non raffinati, legumi, verdura e frutta);
- consumare cereali integrali e legumi ad ogni pasto;
- scegliere i legumi come fonte privilegiata di proteine;
- limitare il consumo di carni ed evitare quello di carni conservate;
- limitare i cibi ad alta densità calorica ed evitare bevande e cibi zuccherati …”;
riproponendo nei fatti di tornare alle abitudini alimentari proprie della vera Dieta Mediterranea, celebrata per la salubrità e caratterizzata da apporti di carne del tutto irrisori;[117], [118]
in coerenza con i suggerimenti nutrizionali emanati anche dal nostro Ministero della Salute[119], [120], [121] che consiglia di:
- “mangiare molti cereali integrali, legumi, verdura e frutta …
- limitare gli alimenti ad alto contenuto calorico (cibi ricchi di zuccheri e/o grassi) …
- evitare le bevande zuccherate …
- evitare le carni lavorate e limitare la carne rossa …”[122], [123] ...
 
8 - Salubrità ed efficacia della Prevenzione Primaria svolta da una corretta alimentazione a base vegetale
Rimarcando che si susseguono le dimostrazioni scientifiche sull'efficacia delle diete a basso o assente tenore di carne e prodotti animali non solo nel mantenimento della salute, ma anche nel prevenire (e persino nell'invertire) la progressione delle principali malattie degenerative, quali le malattie cardiovascolari[124], [125], [126] e il diabete mellito,[127], [128], e quindi nell'esercitare un'efficace Prevenzione Primaria e Secondaria verso alcune tipologie di tumori;[129], [130], [131], [132], [133], [134], [135], [136]
considerando la posizione dell'Academy of Nutrition and Dietetics (AND)[137], [138], [139], [140] sulle diete a base vegetale, secondo la quale “È posizione dell'Accademia di Nutrizione e Dietetica che le diete a base vegetale possono apportare benefici per la salute nella prevenzione e nella terapia di alcune malattie, compresa l'aterosclerosi, il diabete mellito tipo 2, l'ipertensione arteriosa e l'obesità. Diete a base vegetale ben pianificate … sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza e per gli atleti… Le diete a base vegetale sono principalmente basate su cibi di provenienza vegetale, compresi cereali (integrali), legumi, frutta secca e semi oleaginosi, verdura e frutta fresca… Ci sono enormi vantaggi nella prevenzione delle patologie croniche se si aderisce ad una dieta a base vegetale …”;
considerando la posizione dell'American Academy of Pediatrics[141] secondo cui “Molti individui e gruppi di popolazione hanno praticato a lungo termine il vegetarismo e hanno mostrato ottima salute… Diete a base vegetale integrate con latte o con latte e uova tendono ad essere nutrizionalmente simili a diete contenenti carne… Il National Academy of Sciences Food and Nutrition Board ha sottolineato che anche i vegetariani puri (vegani) possono essere ben nutriti se selezionano la loro dieta con attenzione, per fornire sufficienti calorie, un buon equilibrio di aminoacidi essenziali e adeguate fonti di calcio, ferro, vitamina A, vitamina D, vitamina B1, vitamina B2 e vitamina B12 … Sono inoltre documentati alcuni benefici nutrizionali seguendo una dieta a base vegetale ben equilibrata, come la rarità dell'obesità e una tendenza verso più bassi livelli di colesterolo…”;
esaminate anche le recenti considerazioni dell'American Academy of Pediatrics secondo cui “Le diete a base vegetale soddisfano le necessità nutrizionali di bambini e adolescenti se sono ben pianificate e monitorate … gli studi sui vegetariani indicano che le diete a base vegetale danno benefici per la salute … Poiché le diete a base vegetale possono ridurre il rischio di sovrappeso e obesità, esse dovrebbero essere valutate come una possibile misura preventiva contro l'obesità (ndr: il che significa un chiaro intervento di prevenzione primaria!) ... La bassa densità energetica dei cibi vegetali, insieme all'aumentata assunzione di carboidrati complessi, fibre e acqua, possono aumentare la sazietà e il vantaggio metabolico…”;[142]
vista la posizione dell'American Heart Association, secondo cui “Le diete a base vegetale sono salutari … i vegetariani sembrano avere un minor rischio di obesità, malattia coronarica (che provoca l'infarto), ipertensione arteriosa, diabete mellito e alcune forme di cancro. Le diete a base vegetale possono essere salutari e nutrizionalmente corrette se sono accuratamente pianificate per includere nutrienti essenziali”;[143]
considerati i risultati emersi da alcuni recenti studi internazionali multicentrici che hanno evidenziato che maggiore è il contenuto alimentare quotidiano di carne (specie se rossa e/o processata) maggiore è la mortalità cardiovascolare e tumorale, mentre maggiore è il contenuto di verdura fresca maggiore è la riduzione della mortalità cardiovascolare e tumorale[144], [145], [146] …
 
9 - Salubrità delle diete a base vegetale anche in età pediatrica
Consultate le fonti scientifiche che definiscono le caratteristiche di una dieta vegetale e integrale pediatrica ben pianificata;[147], [148], [149], [150], [151], [152], [153], [154], [155], [156], [157], [158], [159], [160]
preso atto che anche i bambini vegetariani e vegani che seguono diete ben pianificate hanno parametri auxologici del tutto sovrapponibili a quella dei coetanei onnivori[161], [162], [163], [164], [165], [166], [167], [168], [169], [170], [171], [172], [173] e che i confronti relativi ai controlli ematochimici appaiono altrettanto favorevoli;[174], [175], [176], [177], [178]
in accordo con le indicazioni di autorevoli Associazioni scientifiche e Ricercatori che raccomandano l'adozione di un'alimentazione a base vegetale in ambiente scolastico per tutti i bambini osservando che “offrire cibi vegetali ogni giorno fa bene a tutti i bambini e non soltanto a quelli che scelgono una dieta a base vegetale”;[179], [180], [181]
considerando che la seconda infanzia e l'adolescenza sono due periodi in cui si può manifestare un'anemia per carente assorbimento di ferro e che l'anemia è una delle più frequenti patologie che si associano a carenze e a squilibri nutrizionali,[182] ma conoscendo le evidenze scientifiche secondo cui le diete a base vegetale e ben equilibrate permettono un ottimo assorbimento gastrointestinale del ferro alimentare;[183], [184]
considerato che laddove è stata realizzata una refezione scolastica esclusivamente a base vegetale per tutti gli studenti è stato rilevato che “l'attenzione, il punteggio ai test e l'energia globale sono tutti migliorati…” e che “dopo un semestre, il numero degli studenti della scuola classificati come sovrappeso e obesi è già diminuito del 2% ... ”;[185]
ritenendo che le diete a base vegetale ben pianificate siano certamente sicure e vantaggiose per la salute e che la loro accettazione a livello scolastico non sia solo opportuna, ma anzi debba essere raccomandata[186], [187] …
 
10 - Considerazioni per la refezione scolastica preferenzialmente a base vegetale
Sapendo che l'ambiente domestico e quello scolastico svolgono un ruolo essenziale nella definizione del rapporto dell'adolescente con il cibo e con il suo consumo dei vari alimenti;[188]
considerato che le mense scolastiche forniscono troppi cibi raffinati e di origine animale (che, come è scientificamente dimostrato, svolgono effetti negativi sul metabolismo dell'organismo pediatrico) e forniscono troppo pochi cibi vegetali (verdure, legumi e cereali integrali);
considerato che già a domicilio e fuori casa i bambini hanno già molte occasioni (per motivi di tempo, di praticità, di palatabilità, di accettazione acritica della propaganda pubblicitaria e di ignoranza culinaria e dietetica di chi li nutre) di assumere cibi a base animale o poco salutari;[189]
sapendo che una refezione scolastica a base vegetale ben equilibrata apporta tutti i nutrienti essenziali per la crescita e per lo svolgimento delle normali funzioni biologiche dell'organismo, è la più povera di residui chimici tossici e aiuta a prevenire le malattie e a preservare e rafforzare lo stato di salute del bambino;
essendo anche già dimostrato che una refezione scolastica esclusivamente vegetariana migliora il rendimento scolastico e intellettuale del bambino e aiuta a controllare sia il sovrappeso che l'ipereccitabilità che oggi sono in netto aumento nella popolazione scolastica;[190]
sapendo inoltre che una corretta refezione scolastica faciliterebbe l'educazione dei bambini a cibi e gusti salutari svolgendo un'importante azione di Prevenzione Primaria delle patologie croniche che affliggono i nostri Paesi industrializzati …
 
11 - Considerazioni per la refezione ospedaliera preferenzialmente a base vegetale
Essendo dimostrata ampiamente l'efficacia delle diete a basso o assente tenore di carne e altri prodotti animali nel mantenimento della salute, nel prevenire e nell'invertire la progressione delle principali patologie cronico-degenerative le cui complicazioni costituiscono la causa più frequente di ricovero;[191], [192], [193], [194], [195], [196], [197], [198], [199]
dato che le diete a base vegetale (meglio ancora se provenienti da agricoltura biologica, ma non è un requisito primario) e nutrizionalmente corrette sono ricche di nutrienti essenziali e sono considerate utili nel potenziare l'effetto curativo delle terapie farmacologiche e riabilitative esercitando un effetto sinergico finale;[200]
data l'universalmente riconosciuta importanza di alcuni micronutrienti nel mantenere la salute e nello stimolare i processi fisiologici di protezione, di disintossicazione e di guarigione dell'organismo;
in considerazione che la refezione ospedaliera ricopre un importante ruolo nel valorizzare, instillare e incoraggiare stili di vita salutari che poi il bambino e i suoi genitori sono stimolati a continuare in ambito domiciliare e nella loro vita privata …
 
12 - Obblighi e doveri dei singoli e dei responsabili
Considerato il potenziale salutistico delle diete ben pianificate a base esclusivamente vegetale e integrale;
considerato il diritto che i bambini hanno di ricevere un'alimentazione sana e un'educazione alimentare che possa essere utile anche per tutta la loro vita;
considerato il diritto che i bambini hanno di essere educati a gusti salutari come gli adulti, insieme agli adulti e con una necessità ancora più urgente di questi ultimi;
considerati gli obblighi morali, giuridici e sociali che i genitori hanno di mantenere, rafforzare e difendere la salute dei loro figli;
considerato il fondamentale e determinante ruolo educativo degli insegnanti, degli operatori scolastici, dei medici e degli operatori sanitari sulle abitudini multifunzionali future dei bambini e la responsabilità che le medesime figure professionali hanno nell'affiancare la patria potestà dei genitori;
considerato l'obbligo costituzionale che lo Stato e i suoi Organismi amministrativi hanno verso la popolazione e in particolare verso i soggetti più deboli e con una lunga aspettativa di vita come i bambini …
 
 
PROPONIAMO
 
di adottare i seguenti riferimenti generali per le diete scolastiche e ospedaliere, pubbliche o private, già ampiamente enunciati dalla letteratura scientifica.
La refezione domiciliare, scolastica e ospedaliera dovrebbe:
- essere basata su una buona colazione del mattino a base di bevande vegetali (per esempio ottenute da cereali integrali [latte vegetale] o frutta a guscio/semi oleaginosi, ma in ogni caso prive di zuccheri aggiunti) con cereali non zuccherati e frutta (anche frullata);
- dovrebbe considerare uno spuntino di metà mattina e la merenda del pomeriggio (ognuna pari al 5-10% circa dell'apporto calorico giornaliero) preferibilmente a base di frutta fresca, frutta a guscio e semi oleaginosi; sono da abolire panini o focacce con insaccati e/o formaggi ricchi di grassi che, oltre all'errore nutrizionale in se stessi, ridurrebbero l'appetito rispettivamente per il pranzo e la cena innescando errori e squilibri alimentari;
- adottare una dieta sana ed equilibrata che, alternando quotidianamente tutti i principali alimenti, fornisca tutti i nutrienti, sia micronutrienti che macronutrienti, di cui il bambino ha bisogno;
- essere a base di cibi prevalentemente vegetali e integrali, con particolare riguardo a verdure crude e cotte, legumi, cereali integrali, frutta (possibilmente di stagione e fresca), olii vegetali possibilmente spremuti a freddo (oli di oliva, girasole, lino), semi oleaginosi, alghe;
- essere povera di carne, pesce, latte animale, uova e i loro derivati, ma nel caso i cibi animali vengano usati, è consigliabile assumerli non più di una volta alla settimana; per l'eventuale consumo del pesce, bisogna fare molta attenzione al bioaccumulo di metalli pesanti;
- essere priva di bevande e cibi zuccherati, mentre è consigliabile l'uso di abbondante acqua e/o bevande contenenti sostanze vegetali (frullati di frutta fresca, centrifugati, estratti vegetali e/o tisane scelte in base alle esigenze fisiologiche o alle condizioni patologiche del soggetto);
- essere a basso tenore di cibi molto calorici o con elevate concentrazioni di grassi e, in particolare, essere prive di grassi idrogenati e grassi cotti, anche se vegetali, e quindi prive anche di merende e alimenti confezionati;
- essere molto parca nell'utilizzo del sale (preferire comunque il sale marino integrale) e di droghe vegetali, abolendo edulcoranti, glutammato ed altre eccitossine[201] e tutte le sostanze chimiche estranee al nostro organismo;
- essere priva di conservanti, cibi pre-confezionati e troppo elaborati (i piatti “semplici” sono anche quelli che facilitano la digeribilità del cibo e l'assorbimento dei suoi principi nutrizionali);
- essere basata su alimenti certificati non-OGM e ottenuti da coltivazioni vegetali preferibilmente biologiche o, in caso di prodotti animali, ottenuti da allevamenti necessariamente biologici (dato che il problema del bioaccumulo tossicologico di sostanze chimiche è molto più marcato, anche se non certamente esclusivo, negli alimenti animali).
 
A titolo di esempio, nell'Allegato A abbiamo riportato lo schema di un'ipotetica dieta alimentare quotidiana a base di vegetali.
 
Ai Medici di Base e Ospedalieri e ai Pediatri di Libera Scelta si raccomanda inoltre di considerare:
- l'opportunità di somministrare una integrazione nutrizionale (non di sintesi chimica, per ridurre la presenza dei residui chimici e per potenziare la biodisponibilità dei principi attivi) a base di vitamine (specie vitamine A, B1, B2, B6, B12, acido folico, niacina, C e D), sali minerali (specie ferro, potassio, calcio, magnesio, manganese, zinco e molti altri minerali in tracce), prebiotici e probiotici, acidi grassi polinsaturi omega-3 ed eventualmente aminoacidi essenziali, da valutare in base alle esigenze fisiologiche personali, all'eventuale patologia di base, alle abitudini nutrizionali e ai gusti del piccolo paziente[202];
- l'eventuale controllo ematochimico di alcune sostanze nutrizionalmente importanti o marcatori potenziali di alterazioni flogistiche e/o metaboliche come: emocromo e formula leucocitaria, glucosio, insulina, PCR, fibrinogeno, elettroforesi proteica, TSH, omocisteina, vitamina A, vitamine del gruppo B (B1, B2, B6, B12 e acido folico), vitamina C, vitamina D3 (1,25-OH-D3), vitamina E, magnesio, ferro, ferritina, calcio, fosforo, zinco e altre da scegliere in base alla condizione in cui si trova il soggetto (ambiente, igiene di vita, abitudini, patologia).
 
Data la solida base scientifica di questi rilievi, si invitano gli Operatori socio-sanitari e gli Organi competenti ad una forte e urgente riflessione su questo tema.
 
__________________________
 
Associazioni che hanno finora dato il loro Patrocinio e sostengono questo Documento:
- Accademia Omiopatica 1844
- Associazione di Studi e Informazione sulla Salute (AsSIS)
- Associazione Italiana Medicina Sistemica (AIMES)
- Associazione Medicina e Complessità (A.M.eC.)
- Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona onlus
- Associazione Recupero Cerebrolesi (A.R.C.) I Nostri Figli onlus
- Associazione Scienza e Arte della Salute
- Associazione Veneta dei Produttori Biologici e Biodinamici (A.Ve.Pro.Bi)
- Autism DAN! Europe
- Centro studi La Ruota
- Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati (FIAMO)
- Fondazione Belladonna onlus
- Istituto Omiopatico Italiano
- La Biolca Associazione Culturale
- Laboratorio Sodini
- Scuola Italiana per lo Studio e la Divulgazione dell'Omeopatia Hahnemanniana (S.I.S.D.O.H.)
- Scuola Medica Omeopatica Hahnemanniana
- Società Internazionale di Semeiotica Biofisica Quantistica (S.I.S.B.Q.)
- Società Italiana di Pediatria Funzionale (SIPEF)
- Società Italiana di Pediatria Funzionale (SIPEF)
- Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (S.S.N.V.)
- Società Vegetariana
 
 
ALLEGATO A
Un esempio di dieta a base di cibi vegetali
(Maria Luisa Ferrari, Mario Berveglieri)
 
 
Non è difficile seguire una dieta a base vegetale ben pianificata, cioè composta quotidianamente da alimenti appartenenti a sei gruppi fondamentali: 1) cereali integrali; 2) cibi proteici vegetali; 3) verdura; 4) frutta; 5) grassi vegetali; 6) semi oleaginosi e frutta secca.
Va sottolineato che tutti i cibi utilizzati, oltre ad essere di origine vegetale, devono possedere il più possibile alcuni requisiti di rilievo salutistico:
- l'integralità (per preservare la ricchezza di nutrienti tipica dei prodotti non raffinati e il loro basso indice glicemico);
- l'assenza di ingredienti indesiderati, come zuccheri semplici aggiunti (per es. saccarosio, glucosio, sciroppo di glucosio e fruttosio), grassi particolari (per es. burro, grassi idrogenati, grassi tropicali), sale di salgemma e additivi di qualsiasi tipo;
- la minor quantità attualmente possibile di residui di fitofarmaci (anticrittogamici, erbicidi, diserbanti, insetticidi, ecc.), fertilizzanti chimici e/o inquinanti ambientali (per questo motivo sarebbe preferibile scegliere, quando è possibile, alimenti provenienti da coltivazioni biologiche).
I riflessi pratici sono evidenti:
- quando si rende necessario (per es. per il consumo di biscotti, torte, ecc.), il gusto dolce deriverà da ingredienti a basso impatto glicemico (per es. frutta essiccata, malto, stevia);
- le farine (per pane, pasta, biscotti, fette biscottate) saranno solo integrali o semi-integrali e mai di tipo 0 e 00;
- eventuali grassi aggiunti saranno esclusivamente l'olio extravergine di oliva oppure olii di semi spremuti a freddo.
 
Ecco allora un esempio di una ipotetica dieta alimentare a base vegetale.
 
La colazione
La colazione ha i seguenti obiettivi: rifornire di energia, mantenere una capacità di concentrazione stabile durante la mattina, offrire nutrienti preziosi (minerali e vitamine utilizzati come coenzimi nei cicli metabolici che devono essere attivati all'inizio del giorno), garantire un buon senso di sazietà e propiziare una fame contenuta a pranzo. La colazione dovrà essere a basso impatto glicemico per evitare di entrare nella spirale del “bisogno metabolico” di zuccheri nel corso della giornata.
Una colazione è completa quando contiene alimenti appartenenti ai seguenti 4 gruppi:
- cereali integrali o semintegrali: per esempio muesli, fiocchi di cereali, farina di miglio, porridge, pane, fette biscottate, biscotti secchi, gallette, torta casalinga, ecc., mescolati a bevande affini al latte (per es. ‘latte' di cereali integrali: latte di riso, di avena, ecc.) o ‘latte'di mandorle o a yogurt vegetali (evitando quello di soia);
- alimenti proteici: frutta secca (per es. mandorle, noci, noci del brasile, anacardi, nocciole, pistacchi), creme spalmabili di gusto dolce (crema di mandorle, crema di nocciole), creme spalmabili di gusto salato (hummus di ceci, tahin, crema di tofu, crema di carciofi, con apporto proteico trascurabile ), ecc.; il ‘latte' di soia ha un buon apporto proteico, ma va sconsigliato per l'altamente probabile inquinamento da OGM, per la presenza di fitoestrogeni (anche se questi effetti sono legati a consumi elevati e continuati di soia) e per la possibile, ma ancora molto discussa, azione negativa della soia sulla funzione tiroidea;
- frutta, proposta con i criteri della stagionalità e della varietà: frutta fresca di stagione quando possibile con la buccia, macedonie di frutta fresca, frutta essiccata (eventualmente ammollata in acqua o nel latte o in yogurt vegetali), frullati di frutta,[203] succhi di verdure fresche (sono da preferire, meglio se con una piccola quantità di frutta per renderli più gradevoli), marmellate senza zucchero, ecc.;
- semi oleaginosi: principalmente semi di lino, sesamo, girasole, canapa e zucca, polverizzati al momento e aggiunti in piccola quantità ai normali cibi (questi semi, a seconda delle preferenze, possono essere anche inseriti in pasti diversi dalla colazione); non va scordato neppure il paté di olive.
 
Lo spuntino
Lo spuntino ha gli obiettivi di prevenire cali di energia e della capacità di concentrazione e di favorire una fame contenuta nel pasto principale successivo. È composto da cibi a ridotta densità calorica, facilmente digeribili, non troppo abbondanti. Ideali sono i seguenti che possono essere fra loro variamente associati o alternati:
- frutta di stagione (fresca o sotto forma di frullati);
- frutta essiccata (mele, uvetta, fichi, prugne, albicocche);
- frutta secca (mandorle, noci).
Possibili alternative sono costituite da yogurt vegetali (evitando quello di soia per i motivi suddetti e quello di riso perché è un po' troppo dolce) o da prodotti da forno integrali: biscotti secchi, dolci casalinghi, sesamini, cracker, gallette di cereali, fette biscottate oppure pane, con eventuale spalmatura vegetale (marmellata senza zucchero, hummus di legumi, crema di sesamo, crema di nocciole, crema di mandorle, paté di olive, crema di carciofi, olio extravergine di oliva, ecc.).
 
Il pranzo e la cena
Il loro obiettivo è il rifornimento di energia e di nutrienti mediante l'uso di alimenti e porzioni facili da digerire, nutrizionalmente completi, che non inducano sonnolenza o appesantimento o fame precoce e che non disturbino il sonno.
Un pranzo o una cena completi sotto il profilo nutrizionale contengono generalmente alimenti appartenenti ai seguenti 3 gruppi:
- cereali integrali o semintegrali: primi piatti a base di cereali in chicco, pasta, insalate fredde di cereali, pane integrale, ecc.; si raccomanda di alternare i cereali più diffusi (frumento e riso) con quelli meno comuni (farro, orzo, segale, avena, miglio, ecc.) e soprattutto anche con quelli naturalmente senza glutine (riso, mais, grano saraceno, miglio e amaranto, senza dimenticare la quinoa, che però non è un cereale);
- alimenti proteici: legumi e derivati; a pranzo sono più spesso utilizzati come condimento del primo piatto oppure aggiunti alle verdure; a cena come pietanza vera e propria (per es. sformati o polpette di legumi o hummus o più semplicemente sotto forma di legumi in chicco ammollati e bolliti);
- verdura: cruda e/o cotta, di stagione, mista (ottima la collocazione della verdura cruda all'apertura del pasto).
Oltre a questo, sono raccomandati anche i piatti completi, cioè alcune preparazioni (zuppe vegetali con cereali integrali e legumi) che comprendono tutte le categorie alimentari prima citate.
La frutta può essere un componente ulteriore del pranzo o della cena, specie quando non sia stata consumata negli spuntini, ma va evitata come aggiunta a fine pasto.
 
Adattamento personalizzante
La “giornata” che abbiamo appena immaginato è totalmente composta da alimenti di natura vegetale ed è quindi ottimale per un vegano (che naturalmente non deve dimenticare l'integrazione con la vitamina B12). Questa dieta però si adatta facilmente anche alle esigenze di un latto-ovo-vegetariano: è sufficiente sostituire 1-2 volte la settimana una porzione di legumi con una di latticini e/o uova biologiche.
Questi consigli alimentari possono però costituire anche un ottimo riferimento per la dieta di un onnivoro, che desidera rispettare i suggerimenti sulle frequenze di consumo delle più autorevoli Società scientifiche. In questo caso, sarà sufficiente sostituire 1-2 volte la settimana una porzione di legumi con una a base dei cibi animali diretti (carne o pesce) di proprio gradimento. Fare però sempre attenzione alla provenienza sia del pesce (è da preferire il pesce azzurro) sia della carne ed evitare in ogni caso il consumo di pesce conservato (tonno o sgombro in scatola, pesce affumicato, ecc.), di carne rossa e di carne processata (insaccati, carni in scatola, carne affumicata, ecc.).[204]
 
 
BIBLIOGRAFIA
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[21] Horrigan L., Lawrence R., Walker P. How Sustainable Agriculture Can Address the Environmental and Human Health Harms of Industrial Agriculture. Center for a Livable Future, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, Environmental Health Perspectives, 2002.
[22] In realtà negli ultimi anni i residui rilevati nei vegetali sembrano risultare “stranamente” entro i limiti stabiliti per legge (Dossier Coldiretti 2014); peccato che siano in vertiginoso aumento i prodotti contenenti multiresidui e le valutazioni tossicologiche di miscele di pesticidi non sono ancora state studiate e non sono facili da studiare!
[23] http://www.foodispower.org/pollution-water-air-chemicals/.
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[203] I frullati di frutta sono da preferire a succhi, estratti, centrifugati o spremute di frutta (per l'eccessiva concentrazione del fruttosio che determina, oltre ad un impegno metabolico, anche un discreto impegno epatico; inoltre, il sapore dolce e delicato della frutta integra viene troppo concentrato nei succhi, con possibile aumento della soglia del dolce.
[204] http://www.dietandcancerreport.org/cancer_resource_center/downloads/Second_Expert_Report_full.pdf

mercoledì 11 novembre 2015

I veri problemi del cibo di origine animale


Introduzione

Già diversi post apparsi precedentemente su questo blog hanno identificato e spiegato i problemi di salute associati con il consumo di cibo di origine animale, particolarmente latte di vacca e carne in generale.
Si sono spesso tratte conclusioni basate su dati clinici e/o epidemiologici e dunque, in sostanza, statistici; da un punto di vista scettico si sarebbe sempre potuto osservare che la statistica lascia il tempo che trova quando ci si concentra sulla salute di una singola persona, che può o meno mostrare gli effetti riassunti da una statistica.
Ma arriva il momento in cui, finalmente, la ricerca fa quel passo avanti in più, mostrando le basi biologiche e molecolari che spiegano i dati precedenti; si vedono, cioè, con esami clinici obiettivi, le reali reazioni biochimiche che spiegano problemi generati o risolti dal consumo di una certa sostanza: ecco la dimostrazione definitiva della pericolosità o della salubrità di tale sostanza!

Il Dr. Michael Greger

Questo post è basato su una serie di video appartenenti alla raccolta "Latest in Clinical Nutrition" ("Novità nella Nutrizione Clinica") in cui il Dr. Michael Greger riassume e divulga tutte le ultime novità apparse in articoli scientifici pubblicati su riviste mediche serie; il Dr. Greger dona in beneficenza tutti i proventi della vendita dei suoi DVD, e ogni giorno pubblica gratuitamente un nuovo video estratto dall'ultimo DVD sul sito NutritionFacts.org. Il Dr. Greger è estremamente preparato, serio e professionale nel suo lavoro, ma anche molto simpatico e divertente da seguire nel suo modo di porgere contenuti che altrimenti rischierebbero di essere noiosi, quindi ho deciso di aiutarlo io stesso traducendo in italiano i sottotitoli dei suoi video!

La teoria dell'intestino permeabile: perché i prodotti di origine animale causano infiammazione

Si sa già da tempo che gli alimenti vegetali godono di spiccate capacità anti-infiammatorie nell'uomo [Watzl et al. 2008].
Ma si sa da molto più tempo che basta un singolo pasto ricco di grassi animali per causare infiammazione diffusa alle pareti delle arterie, facendo loro perdere fino al 50% delle capacità motorie (espansione e contrazione al ritmo del cuore) nel giro di poche ore dal pasto [Vogel et al. 1997]; il massimo si ha 4 ore dopo, e la situazione ritorna normale circa 6 ore dopo, cioè quando solitamente si passa al pasto successivo: molte persone consumeranno di nuovo grassi animali, e così questo processo infiammatorio di bassa intensità diventerà cronico nelle pareti delle loro arterie.
Lo stesso effetto infiammatorio è stato poi recentemente osservato sui polmoni e sulle vie aeree, sempre a poche ore di distanza da un pasto ricco di grassi animali [Rosenkranz et al. 2010], suggerendo un legame tra una dieta ricca in grassi animali e l'insorgenza di malattie croniche infiammatorie dei polmoni e delle vie aeree.
Un'infiammazione cronica, anche se di livello modesto, è di per sé fattore di rischio per tutte quelle malattie croniche di origine infiammatoria riconosciuta, come le malattie cardiache, il diabete e i tumori. Ma le infiammazioni sono, in generale, effetto di una risposta immunitaria del nostro corpo, e allora bisogna chiedersi: contro cosa sta combattendo il nostro corpo? Ci sono volute molte altre ricerche per arrivare a capirlo.
Ad esempio, sono stati riportati casi di infiammazione alle articolazioni in alcuni pazienti, collegate a forme allergiche o reumatiche, e si è ipotizzato che il motivo stesse nelle proteine della carne consumata dalle persone oggetto dello studio [Kutlu et al. 2010]; era infatti stato già ipotizzato in precedenza che il corpo potesse interpretare eventuali proteine animali in circolazione nel sangue come un'invasione di agenti patogeni.
Ma poi è stato osservato un analogo aumento del livello di infiammazione nel corpo di volontari, anche a seguito del consumo di panna, a differenza di quanto avveniva consumando acqua, zucchero o succo d'arancia [Deopurkar et al. 2010]; qui il picco di infiammazione era a 3 ore dal pasto, e dopo 5 ore i livelli non si erano ancora completamente normalizzati. Il problema adesso è che non ci sono molte proteine nella panna, e allora l'attenzione è tornata sui grassi animali saturi. Ma è altamente improbabile che il corpo si metta ad attaccare i grassi, e così nel medesimo articolo si trova una prima parte della risposta: nelle persone oggetto dello studio, l'infiammazione era dovuta al livello di endotossine (tossine da batteri gram-negativi) nel sangue, che aveva il proprio picco a 3 ore dal pasto, e rimaneva all'incirca stabile dopo 5 ore.
Era nel frattempo stato ipotizzato che questo (comunque basso) livello di endotossine in seguito ad un pasto molto grasso fosse dovuto al fatto che i grassi fungevano da vettori delle tossine prodotte dagli stessi batteri che vivono nell'intestino umano [Erridge et al. 2007].
Successivamente, è stato riscontrato nei topi come una dieta molto ricca di grassi animali (lardo) e anche il rapporto tra i diversi tipi di batteri che popolano l'intestino fosse alla base dell'aumento delle endotossine, e con esse dell'infiammazione costante che poi induceva obesità e diabete di tipo 2 [Cani et al. 2008].

La teoria delle endotossine esogene

Abbiamo dunque visto come si sia arrivati ad ipotizzare che gli alimenti ricchi di grassi animali facciano diventare l'intestino permeabile alle tossine prodotte dagli stessi batteri che lo abitano normalmente.
Ma un'analisi più approfondita dei risultati fin qui mostrati evidenzia che, se da una parte l'infiammazione inizia a manifestarsi già 2 ore dopo l'ingestione di grassi animali, dall'altra i nostri batteri abitano prevalentemente le parti basse dell'intestino, dove il cibo arriva diverse ore dopo!
Dunque inizia a farsi strada l'ipotesi che le endotossine batteriche possano provenire non dai batteri ospiti del nostro intestino, ma dal cibo stesso; in un recente articolo si è quindi studiata la capacità che 26 alimenti comuni mostrano nel sollecitare direttamente l'attivazione di globuli bianchi umani in vitro. Ebbene, è stato dimostrato che il tacchino, il maiale, il gelato e la cioccolata hanno un potere di stimolazione 10-15 volte più alto rispetto alla media di tutti i 26 alimenti studiati [Erridge 2011].
Per la cioccolata, le tossine possono provenire dai batteri responsabili della prima fase di lavorazione delle fave di cacao: fermentazione batterica, appunto; ma le spiccate capacità antinfiammatorie dei flavonoidi contenuti nel cacao sembrano controbilanciare completamente questo effetto [Selmi et al. 2008], come chiaramente osservato nei consumatori abituali di cioccolato fondente [di Giuseppe et al. 2008].
Lo stesso non può dirsi per i prodotti di origine animale prima menzionati: tacchino, maiale e gelato.

Le endotossine dei batteri della carne morti

Era stato già precedentemente mostrato che alimenti anche non scaduti possono comunque contenere carche batteriche tanto forti da causare risposte immunitarie infiammatorie: ad esempio, si sapeva già che 113 grammi carne di manzo macinata fresca (lo standard per un hamburger) contengono da uno a cento milioni di miliardi di batteri vivi. Ma nessuno ne ha mai impedito la messa in vendita né il consumo, dato che i batteri muoiono tutti con la cottura!
Ma la ricerca prima menzionata mostra che il potere infiammatorio degli alimenti permane anche dopo la cottura [Erridge 2011]: cioè i batteri possono anche essere morti, ma le loro endotossine sono ancora presenti nell'alimento! Ad esempio, il potere infiammatorio della carne permane anche dopo 2 ore di bollitura, dopo 2 ore in un bagno acido (tipo il nostro stomaco) ed anche dopo prolungata esposizione ai nostri enzimi pancreatici!
Dunque si ipotizza che anche l'occasionale ingestione di questi alimenti altamente contaminati porti a sviluppare un'infiammazione costante e latente, che a sua volta ci rende soggetti allo sviluppo di aterosclerosi ed insulino-resistenza.
Inoltre, dato che le endotossine batteriche hanno affinità per i medesimi recettori intestinali che assorbono i grassi saturi, ecco che è riconosciuta la pericolosità dei grassi saturi contenuti in alimenti di origine animale carichi di batteri (vivi o morti che siano, poco importa): i grassi saturi fanno da vettori alle tossine batteriche, portandole nel circolo sanguigno!
Un recente articolo [Harte et al. 2012] conferma questa interpretazione, e riconosce la pericolosità di un'alimentazione ricca di grassi animali in quanto capace di indurre aumento dei livelli infiammatori in pazienti di diabete di tipo 2; ma è sconcertante la conclusione dell'articolo: gli scienziati riconoscono che la mossa più ovvia sarebbe quella di raccomandare un ridotto apporto di grassi animali con la dieta, ma mostrano delusione perché, a loro dire, le persone non sarebbero pronte ad accettare una tale direttiva.

Altri processi infiammatori dovuti al consumo di alimenti animali

Acido arachidonico in carne e uova [Dr. Greger]

Il pollame e le uova sono i maggiori fornitori naturali di Acido Arachidonico, un Omega-6 a catena lunga che anche il nostro fegato sintetizza, ma solo quando necessario, dato che esso è all'origine di tutti i nostri processi infiammatori [Galland L., 2010].
E' esattamente come per il colesterolo: i carnivori lo ottengono dalla loro alimentazione a base di altri animali morti, mentre noi, come ogni altro erbivoro del pianeta, lo sintetizziamo nel fegato.
E' quindi ovvio, nell'uno e nell'altro caso, che consumare alimenti che contengono tali grassi ci pone a rischio di aumento di processi infiammatori in generale.


Un acido sialico alieno nella carne [Dr. Greger]

La molecola infiammatoria Neu5Gc (un acido sialico) è sistematicamente ritrovata nei tumori umani durante le autopsie, ma né nel DNA umano, né in quello dei batteri intestinali c'è la capacità di produrla, e non si trova neppure nelle piante: si tratta dunque di materiale alieno, assunto tramite l'alimentazione a base di cadaveri di altri animali che sono in grado di produrlo [Tangvoranuntakul P. et al, 2003]. Le cellule umane lo impiegano poi al posto di altre molecole simili (altre forme di acido sialico) esponendosi, così, alla risposta immunitaria che combatte giustamente il Neu5Gc alieno [Padler-Karavani V. et al., 2008]. Ha così origine un costante livello di infiammazione cronica, che a sua volta aumenta il rischio di artriti, tumori e malattie cardiovascolari.

Ammine eterocicliche nella carne cotta [Dr. Greger]

Già negli anni '90 due studi internazionali misero in correlazione il consumo di carne fritta o arrostita con il cancro al seno, e nel 2000 è stato identificato il probabile colpevole, una ammina eterociclica chiamata in modo abbreviato PhIP [Sinha R. et al., 2000].
Le ammine eterocicliche sono sostanze cancerogene ormai diffuse ovunque, dato che si trovano nella carne, nel pollame e nel pesce cotti, nonché nel fumo di sigaretta. Si producono anche nelle carni grigliate e affumicate, e il rischio di cancro al seno deriva direttamente dalle capacita mutagene di questi composti: il livello di consumo di carni cotte è direttamente correlato al numero di mutazioni del DNA riscontrate nel tessuto mammellare [Rohrmann S et al., 2009].
Le mutazioni al DNA provocate da qualunque ammina eterociclica possono dunque dare il via al tumore, ma la scoperta più scioccante è relativa al PhIP, che è addirittura capace di promuovere la crescita del tumore, grazie alla sua azione estrogenica potente quasi quanto quella dell'estrogeno vero e proprio, anche a basse dosi [Lauber SN et al., 2004].
Rimane solo da sapere se il PhIP è veramente capace di raggiungere i dotti mammellari, che sono il tipico sito iniziale per il tumore al seno: e così è stato identificato il PhIP anche nel latte materno di donne sane consumatrici di carni cotte [DeBruin LS et al., 2001].
E' principalmente la creatinina, aminoacido abbondante nelle proteine animali, che con la cottura ad alta temperatura dà origine a varie ammine eterocicliche [Holland RD et al., 2005].

Stress su fegato e pancreas per il consumo di proteine di "alta qualità" [Dr. Greger]

Una volta smontato il concetto di "proteine nobili”, intendendo con tale termine quelle fonti di proteine che potessero annoverare la fornitura completa di tutti gli amminoacidi a noi essenziali, i nutrizionisti mediatici si sono inventati il nuovo concetto di “proteine di alta qualità” per intendere che le proteine animali hanno una dotazione di amminoacidi in rapporti quantitativi reciproci simili ai nostri. Intanto una prima risposta logica è che la qualità più alta costoro la possono trovare nella carne umana, se inclini a praticare il cannibalismo!
Ma la risposta scientifica è ancora più disarmante: per ragioni forse non ancora del tutto comprese a fondo, il nostro fegato rilascia grandi quantità di fattore di crescita insulino-simile 1, o IGF-1, in risposta al consumo di proteine di “alta qualità” [Allen NE et al., 2002].
Su questo blog ho anche presentato un articolo in cui si nota un'estremamente variabile risposta insulinica, dunque a carico del pancreas, in seguito al consumo di proteine animali senza carboidrati.
I due risultati paralleli indicano un non necessario stress posto su questi due delicatissimi nostri organi interni in seguito al consumo di alimenti di origine animale; si può approfondire su insulina e IGF-1.

Contromisure da parte dell'industria della carne

L'industria USA della carne si sta muovendo per affrontare i problemi di tossicità della carne, per ridurre le contaminazioni batteriche nonché (addirittura!) per ridurre la tossicità (!!!) del ferro-eme: ma possiamo stare tranquilli?

Misure contro le contaminazioni batteriche [Dr. Greger]

I pericoli di contaminazione per i prodotti di origine animale sono in aumento, grazie anche alla pratica di dare antibiotici ad ampio spettro a scopo preventivo a tutti gli animali compresi quelli non malati, e nuovi agenti patogeni si affacciano quindi sul mercato [Scallan et al. 2011] a fianco di quelli già conosciuti:
  • Non ci si è ancora sbarazzati della salmonella nelle uova, dato che resiste a molti metodi di cottura tradizionali e può contaminare anche gli utensili da cucina! [Davis et al. 2008]
  • Che dire degli agnelli: il 27% di quelli destinati all'alimentazione umana negli USA è stato trovato positivo al test per un parassita del cervello, il Toxoplasma gondii [Dubey et al. 2008], che è stato dimostrato essere in grado di provocare la schizofrenia nell'uomo [Yolken et al. 2009].
  • Ai polli allevati negli USA è stata da sempre data una dose di medicinali contenenti arsenico, adesso si incomincia a parlare di tossicità della carne da essi derivata [Silbergeld et al. 2008]. E una particolare variante del batterio Campylobacter trovato nelle feci dei polli di allevamento è stato recentemente correlato con l'insorgenza della Sindrome di Guillain-Barré, una paralisi di origine autoimmunitaria per risposta imprecisa del sistema immunitario [Hardy et al. 2011].
  • Anche l'insorgenza di leucemia nei bambini USA è stata correlata con il consumo di hot-dog e carne processata/conservata in generale [Peters et al. 1994].
  • Sempre l'utilizzo indiscriminato degli antibiotici ad ampio spettro ha portato allo sviluppo di ceppi resistenti, come ad esempio il Clostridium Difficile trovato in passato nei polli [NRC 1985] e più recentemente nelle mucche [USDA 2010]; le spore di questo batterio possono rimanere attaccate alle mani di chi tocca carne contaminata, e non si lavano via con i nuovi gel all'alcol, ma più tradizionalmente con acqua e sapone! [Jabbar et al. 2010].
  • Nei maiali allevati in spazi ristretti in stile industriale USA, si trova il batterio Yersinia enterocolitica che è per loro asintomatico, mentre è estremamente pericoloso per l'uomo, con reazioni possibili che vanno dalla diarrea fino all'artrite autoimmune [Ortiz Martinez P., 2010].
E allora? Beh, la FDA (Food and Drug Administration USA) ha già da molto tempo approvato la pratica dispruzzare virus batteriofagi (cioè che uccidono i batteri) come additivo alimentare sulle carni pronte per il confezionamento (quindi sempre dopo la frollatura) [Bren 2007]. Gli articoli in cui vengono provate queste fantastiche pratiche sono stati pubblicati tutti dopo l'approvazione della FDA [Guenter et al. 2009] [Afterbury 2009] [Carvalho et al. 2011]. Ancora oggi, comunque, si evita di usare questa tecnica per la preoccupazione che possa non essere accettata dai consumatori! 
Ecco dunque nuovi studi scientifici pagati dall'industria della carne USA per innovare i metodi di riduzione del rischio delle carni da allevamento. Guardate che idea spettacolare: le larve delle mosche carnarie si nutrono tranquillamente di carne in putrefazione, quindi ricchissima di batteri in azione; evidentemente, dunque, esse devono possedere un potentissimo sistema immunitario! Allora ecco che con metodo scientifico si studia l'effetto dell'applicazione, alla carne di maiale pronta per la vendita, di uno spray ottenuto frullando queste larve dopo 3 giorni di vita... Per chi ha il coraggio di leggere l'agghiacciante articolo originale: [Wang et al. 2010].
In realtà, il problema è ben più profondo: tutti questi studi sui nuovi metodi di riduzione del rischio parlano di morte dei batteri presenti nella carne mediante lisi (rottura) della loro membrana. Il che lascia, ovviamente, le endotossine intatte nel prodotto, e il problema originario aperto, anche se meno rilevabile: infatti, i controlli di sicurezza alimentare standard sono in grado di individuare facilmente la presenza di batteri vivi, mediante normali metodiche di coltura; è invece molto molto più difficile individuare le endotossine libere, come visto nell'articolo prima richiamato [Erridge 2011].

Misure contro la tossicità del ferro-eme (!!!) [Dr. Greger]

E' ormai ben noto che l'assorbimento del ferro vegetale è più limitato rispetto a quello del ferro animale: il ferro-eme contenuto nella carne è biochimicamente identico a quello nella nostra emoglobina (e perciò detto ferro-eme), quindi il corpo lo assorbe molto più facilmente (vedi, ad esempio, l'illuminante articolo suWikipedia). Ma ecco due problemi finora non rilevati, soprattutto il secondo:

  1. Il ferro è l'unico minerale di cui il nostro corpo non sa liberarsi se si trova ad averne in eccesso, e infatti l'assorbimento troppo “diretto” del ferro-eme porta a rischi di intossicazione da eccesso di ferro.
  2. Il ferro-eme è proprio tossico di per sé! Lo dicono già centinaia di articoli scientifici, ma basta citarne uno solo [Corpet DE, 2011], in cui si vede l'enorme e multi-miliardaria industria della carne USA che cerca nuovi metodi per correre ai ripari, data la forte correlazione tra consumo di ferro-eme e tumore al colon! Il metodo studiato nell'articolo consiste nell'aggiunta di calcio e vitamina E alla carne per diminuire la tossicità del ferro-eme: il calcio limita l'assorbimento del ferro [Wikipedia], e la vitamina E, in quanto antiossidante, limiterebbe "al volo" le capacità ossidative del ferro-eme.

Conclusione


Finalmente, dunque, la ricerca medico-scientifica ci consente di passare dal piano statistico-epidemiologico a quello biochimico-microbiologico quando si parla della pericolosità derivante dal consumo di prodotti di origine animale. A questo punto, non si può più cavarsela semplicemente ipotizzando di avere caratteristiche genetiche diverse da quelle espresse nel campione utilizzato per gli esperimenti: può variare soggettivamente l'intensità dei problemi, ma tali problemi si può facilmente comprendere che riguardino tutti.
E' qui da notare come la carica batterica presente nella carne sia un qualcosa di inevitabile nella nostra cultura, dato che senza il processo di frollatura la carne degli animali appena abbattuti non è giudicata commestibile; la frollatura è in realtà una vera e propria fermentazione batterica, che porta inevitabilmente al moltiplicarsi della carica batterica totale nel prodotto.

A questo proposito, dato che è illegale vendere automobili non sicure, giocattoli non sicuri, ecc., ci si potrebbe chiedere come mai sia legale vendere carne non sicura. Basta cuocerla troppo poco, e vi si possono trovare batteri potenzialmente pericolosi ancora vivi all'interno; se invece la si cuoce per bene, comunque porta un carico di endotossine potenzialmente pericoloso, oltre che magari anche delle ammine eterocicliche dovute alla cottura. Intervistato nel 2002 a questo riguardo, il microbiologo americano della USDA Nelson Cox affermò che "Le carni crude non sono a prova di idiota. Possono essere maneggiate male, e quando ciò accade è come maneggiare una bomba a mano: se tiri la spoletta, qualcuno si farà male”. Gli fu fatto notare come non sia molto saggio vendere bombe a mano al supermercato, ma Cox insistette: “Penso che sia il consumatore ad avere la responsabilità maggiore, ma rifiuta di accettarla". Come dire che è colpa nostra se ci ammaliamo mangiando la carne che ci vendono!

Bisogna ancora una volta chiedersi, dunque, quanto sia naturale o meno, per la specie umana, il consumo di carne ed altri alimenti di origine animale così come li troviamo in commercio. La risposta non può che essere negativa, date le evidenze fin qui presentate, vere per i prodotti animali di qualunque origine (anche se in alcuni casi solo da allevamenti intensivi); quindi anche chi propaganda il consumo di carne “biologica” (ammesso che sia sostenibile la sua produzione) è servito: colesterolo, acido arachidonico, Neu5Gc, ferro-eme, tossine da batteri cadaverici e sovraproduzione di insulina ed IGF-1 sono comunque sempre presenti; le ammine eterocicliche pure, se la cottura raggiunge temperature troppo alte.

Non serve dunque aggiungere altro, quindi non andiamo nemmeno a parlare degli inquinanti ambientali:

  • fertilizzanti, diserbanti, anticrittogamici e conservanti spruzzati sulle granaglie che vengono usate come mangime invece di erba e fieno e che poi si accumulano nei corpi degli animali;
  • antibiotici iniettati agli animali continuamente per promuovere la crescita, ed anche ed aggiunti al cibo;
  • ormoni somministrati per mantenere lo stato di gravidanza continuo e per aumentare ulteriormente la produzione di latte nelle mucche.

Gli inquinanti ambientali sono certamente presenti, in generale, nei prodotti animali più che in quelli vegetali, e sono sicuramente molto pericolosi per la salute dato che tendono ad accumularsi anche nel corpo umano, con effetti negativi dimostrati scientificamente; ma essi possono più o meno facilmente essere evitati ricorrendo all'allevamento biologico degli animali, che prevede sia che siano alimentati con prodotti da agricoltura biologica, e sia che siano lasciati il più possibile liberi all'aria aperta (sempre ammesso che questo tipo di allevamento sia sostenibile).
Gli inquinanti ambientali, insomma, non costituiscono un argomento forte nella dialettica con gli “onnivori”, per cui si tralascia qui la loro disamina.

fonte : http://perladieta.blogspot.it/2012/09/il-vero-problema-del-cibo-di-origine.html#more
Dott.Adalberto Caccia